La teoria dei 6 gradi di separazione coinvolge persone e loro legami, da Wikipedia: “è un’ipotesi secondo la quale ogni persona può essere collegata a qualunque altra persona o cosa attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di 5 intermediari”. Mi viene sempre in mente questa teoria quando inizio ad approfondire qualcosa e finisco per scoprire qualcos’altro, di totalmente inaspettato. Da qui la necessità di ulteriori ricerche, una sorta di catena di Sant’Antonio della conoscenza in cui mi piace cadere.
I miei gradi di separazione non sono necessariamente 6 e non coinvolgono necessariamente persone, sono passeggiate che procedono per tappe
A questo articolo ne seguiranno altri, i gradi io li chiamerò passi.
Questa passeggiata inizia cosi:

Dalla mostra “L’occhio in gioco”
1° passo: Una mostra d’arte
Ho accompagnato le mie classi alla mostra “L’occhio in gioco” a Padova, presso il Palazzo del Monte di Pietà. La mostra è un percorso fra opere d’arte, inganni visivi e meraviglie fra il miraggio e l’illusione ottica. Protagonista è l’occhio, ma ancora di più il cervello nel suo ruolo attivo (e talvolta iperattivo) nell’elaborare l’informazione visiva. Vi consiglio di visitare la mostra, è aperta fino al 26 febbraio 2023. Di fronte a una delle opere esposte, la nostra guida ha fatto uno di quei collegamenti inaspettati che, in quanto tali, catturano l’attenzione: Rita Pavone

2° passo: Rita Pavone
Rita Pavone. Cosa mai la legherà a questa mostra? La coreografia che accompagnava la sua canzone più famosa, il Geghegè, utilizza come sfondo pannelli a quadri bianchi la cui ispirazione è iniequivocabilmente la visiual art di quegli anni, gli anni ’60. Anche l’abbigliamento della cantante e del corpo di ballo ricalca il contrasto netto fra gli inserti bianchi e neri dello sfondo. Guardando il video su youtbe, concentrata sui bianchi e neri e l’estetica anni ’60 più che sulle note del Geghegè, non ho potuto non pensare a un video molto più recente (anche se ormai son passati ben 22 anni).

3° passo: Music is my radar
Il video che accompagna il brano “Music is my radar” dei Blur è del 2000, ma vuole ricreare in modo fedele l’ambiente degli studi televisivi che ospitavano le trasmissioni d’intrattenimento anni ’60. Ci sono i componenti della band ospiti del conduttore che nell’aspetto e nel vestiario rappresenta in modo inequivocabile la sua categoria di quegli anni. Il conduttore lascia spazio al “balletto” che vediamo ripreso da varie angolature: nel campo di vista si frappongono anche sagome di operatori, cameramen ed altri addetti, dando quel senso di “diretta” che ci fa credere davvero che tutto si svolga sul set di una trasmissione televisiva. Il balletto a un certo punto rompe gli schemi, c’è un climax coreografico e musicale che ci fa evadere dalla compostezza iniziale. Cercando di saperne qualcosa di più su questo video, mi sono trovata catapultata in Italia, inaspettatamente.

4° passo: le Sorelle Fontana
Grazie sempre a Wikipedia, english version, scopro che i costumi del corpo di ballo per il video clip dei Blur furono ispirati a quelli creati dalle italianissime Sorelle Fontana per un film distopico del 1965.

5° passo: La decima vittima
Regia di Elio Petri (Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, La classe operaia va in Paradiso), interpreti: Marcello Mastroianni e Ursula Andress. La decima vittima è un film ambientato nel 2079, dopo una ipotetica 3^ Guerra Mondiale. Non sapevo nulla di questa pellicola. Cerco maggiori informazioni, questa volta su Wikipedia Italia e cosa trovo? Ancora quello sfondo: i quadri bianchi e neri, questa volta sono quelli di Alberto Biasi del Gruppo N, visto alla mostra a Padova. In primo piano Marcello Mastroianni e Ursula Andress. Al 5° passo il cerchio si chiude: si torna a Padova e alla mia nuova necessità di recuperare un film mai visto.

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