C’era una volta una grande casa che ospitava ragazzi e ragazze, giovani non più bambini. Andrea, Marco, Matteo, Lisanna, Marta, Jarno e molti altri hanno vissuto lì per un po’ di tempo, insieme, per forza.
Le le loro storie se ne sono sono andate via con loro, tanto tempo fa. Fra quelle pareti sono nate grandi amicizie, forse perfino qualche amore. Di sicuro ci sono stati litigi, crisi e fiumi di lacrime. Ci sono state discussioni per stabilire i turni delle pulizie, ma anche giochi, scherzi e lunghe cene.
Tutto questo, mescolato assieme, impregna ancora le pareti della casa che ora è orfana, come in qualche modo lo sono stati i suoi ospiti di un tempo. Forse ognuno di loro, a un certo punto della sua permanenza lì, si è sentito abbandonato ma al tempo stesso parte di una grande, variegata, famiglia. Proprio come si immagina succeda negli orfanotrofi. Dopotutto questo posto cos’era se non un orfanotrofio per adulti? Ragazzi, adulti, rimasti soli rincorrendo una scelta, un’idea, un’utopia sbagliata o solo troppo veloce. Spero siano riusciti tutti a ritrovare il proprio percorso. Chissà se qualche volta ripensano ancora a quella grande casa.
Poi ci sono le coincidenze, che poi alla fine non sono nemmeno tali. Si tratta solo di vedere qualcosa con gli occhi ancora impressionati da un’esperienza appena fatta. Il fatto è che dopo essermi aggirata in quel posto fra i fantasmi del suo passato, ho iniziato a vedere “The promised neverland” un anime che, guardacaso, è ambientato in un orfanotrofio dove la serenità è solo apparente. Anche a distanza di tempo ho ancora la sensazione di aver visitato, dal vivo, gli stessi ambienti che poi ho rivisto nell’anime… ditemi se per voi non è lo stesso!
Rispondi